Un vero dilemma è se l’economia della nostra regione cresce o è ferma al palo. E’ un problema legato alla eterna questione meridionale: il sud contro il nord?
Il sud che viaggia ad una velocità ridotta rispetto al nord o sono due binari nel sud che viaggiano a velocità differenti.
Non è proprio così. Il binario veloce della piccola imprenditoria e quello lento anzi lentissimo della burocrazia. Accade proprio questo in Sicilia.
Il primo è quello delle start- up, dell’innovazione,del turismo di prossimità (b&b, case vacanze, pacchetti turistici, etc) delle esportazioni del made in Sicily, il settore immobiliare con l’interesse di investitori stranieri per residenze dei centri storici di pregio portando così lavoro nel settore edile, o l’agricoltura di nicchia come i viticultori che hanno proiettato la bontà dei nostri vini nei mercati internazionali.
Il secondo settore quello della burocrazia è noto per la lentezza delle procedure, per la farraginosità delle autorizzazioni, per la difficoltà insormontabili delle concessioni. Quello che dovrebbe essere un diritto diventa un favore.
Si parla di semplificazione delle procedure ma lacci e lacciuoli in nome della trasparenza,sono sempre in agguato per aumentare il potere di burocrati e per rallentare iniziative imprenditoriali che nell’era di internet devono necessariamente volare.
Pensate ai rifiuti, non è nulla pianificato. Non vede luce un piano regionale dei rifiuti. Eppure i rifiuti così come le infrastrutture culturali sono l’ossatura per un turismo culturale che potrebbe essere il fiore all’occhiello della nostra regione.
Basta ricordare i musei e i beni architet- tonici, chiusi nei periodi o nei giorni di maggiore afflusso turistico per l’assenza di custodi e guide. Per non parlare dei trasporti e della grande viabilità dove siamo ancora indietro di cinquanta anni rispetto al resto dell’Europa. Autostrade incomplete o le poche che abbiamo sen- za manutenzione. Collegamenti stradali finanziati ma mai realizzati. La Catania- Ragusa ancora ferma nonostante le pro- messe. Le Ferrovie senza alta velocità.
Troppi interessi ma molte connivenze. Vero che il malaffare in alcuni settori è in agguato. Ma i controlli dovrebbero essere preventivi. Sicuramente non nel
corso delle procedure. Così come gli inevitabili ricorsi ai Tar di ditte escluse dalle gare. Tutto ciò rallenta l’economia che oggi per essere estremamente competitivi nel mercato si deve essere velocissimi nelle procedure e nelle assegnazioni.
Le possibilità per questa microeconomia ci sono e non si devono aspettare i finanziamenti della comunità europea come la manna dal cielo, o le intercessioni della politica il cui ruolo deve essere un altro, cioè quello della programmazione strategica e dell’imparzialità.
La microeconomia per fortuna, va da se, sono settori nuovi in espansione che raccolgono interessi e attenzioni di mondi che sono lontani dalle solite vetuste procedure. Parliamo solo del ponte di Messina come volano dell’economia siciliana,vero che è importante ma non possiamo però prescindere dai servizi di base ai cittadini e dalle infrastrutture a sostegno del ponte.
La burocrazia e la politica si deve dare una smossa cercando di entrare seriamente in Europa condividendo e attuando le regole e le reali opportunità che ne conseguono.
E’ finito il tempo di considerare la Comunità Europea solo come un flusso di risorse da spendere con pochi o nulli benefici per la collettività.
Buone Vacanze.
Orazio D’Antoni