Economia, Note di D'AntonI, Politica

Cosa resta del ’68?

Ricorrono 50 anni dal 1968, quando un movimento di operai, studenti e gruppi etnici minoritari iniziò una contestazione contro la società e i pregiudizi socio politici del tempo. La contestazione interessò molti paesi partendo dagli Stati Uniti e precisamente a Berkeley dove gli studenti si schierarono contro la guerra del Vietnam. Si diffuse anche in buona parte del mondo anche nell’Est comunista dove si contestava l’autorità costituita. La protesta coinvolse le scuole e le fabbriche. Il movimento aveva l’obiettivo del’ “uguaglianza” della ”partecipazione” e la ”eliminazione di ogni forma di oppressione e discriminazione sociale”.
Negli Stati Uniti la lotta si concentrò contro la guerra del Vietnam e le battaglie dei neri per il riconoscimento dei diritti civili. In questo contesto nascono gli Hippy (figli dei fiori) e le battaglie per i diritti di Martin Luther King. In Francia il movimento ha il suo apice a maggio quando gli studenti scendono in piazza contro lo Stato per la riforma scolastica che risultava selettiva (piano Fouchet). La primavera di Praga fu il tentativo di rendere democratico il sistema politico ma fu soffocato dall’URSS e la rivoluzione culturale in Cina dove gli studenti protestarono contro i privilegi sfiorando la guerra civile.
In Italia la protesta inizia presso l’Università di Trento dove gli studenti contestavano lo statuto e i piani di studio. L’università non reggeva il maggiore afflusso degli iscritti, non esistevano laboratori e seminari, non c’era rapporto con i professori, i laureati non erano preparava per il mondo del lavoro. Scaturì inevitabile la protesta e l’occupazione delle università a Milano, a Torino a Roma a Napoli. Si va verso uno scontro di classe: studenti contro lo Stato. I costumi e le regole, le consuetudini del tempo non sono ormai condivisibili dalle nuove generazioni.

Il 1969 fu l’anno dell’ autunno caldo con un susseguirsi in tutte le città di scioperi e proteste dei lavoratori nelle fabbriche i quali si collegarono con le proteste degli studenti. Inizio’ inoltre la consapevolezza di un nuovo ruolo delle donne nella società, nella vita familiare e un cambiamento dei costumi.

In Sicilia nel novembre del ‘68 ad Avola i braccianti scioperarono contro gli agrari, volevano il rinnovo del contratto di lavoro. Purtroppo le forze dell’ordine aprirono il fuoco contro gli scioperanti e vi furono due morti. Vi fu una stagione di scioperi e di tensione che culmino’ con l’ottenimento da parte dei lavoratori di importanti diritti.

A Catania il movimento del ‘68 ebbe una connotazione da rivoluzione culturale. Vero che non mancarono le proteste e gli scioperi, sicuramente fu un movimento piccolo medio borghese. Uno scontro generazionale. Sicuramente positivo. Si assiste anche a Catania, seppure in misura minore, nella Chiesa la nascita di gruppi cattolici spontanei fuori dalle gerarchie del laicato e critica nei confronti della chiesa tradizionale. Un esempio è la nascita di GS (gioventu’ studentesca) di Don Giussani a Milano la cui esperienza fu portata a Catania. Questi giovani iniziano un esperienza singolare fanno doposcuola in quartiere popolare quale San Cristoforo, li’ cominciano a fare delle inchieste sul disagio familiare e sulla povertà. Quando don Giussani negli anni 70 cambia la linea avvicinandosi alla D.C. e alle gerarchie cattoliche, molti giovani lasciano i GS per aderire al Partito Comunista di Catania.

Memorabile fu l’occupazione del 29 febbraio del 1968 del Palazzo Centrale dell’Università di una quarantina di studenti ai quali uniti altri duecento impediscono al Rettore Sanfilippo insieme ad altri docenti e impiegati di entrare. Si verificano tafferugli con lanci di uova. L’occupazione duro’ una settimana. Contemporaneamente altri studenti, circa seicento, non aderenti e di area diversa si riunivano a villa Cerami. Seguirono altre assemblee nelle sedi universitarie di via Androne, Palazzo delle Scienze, Cittadella, Palazzo Ingrassia. Le proteste e gli scioperi porteranno a piccoli ma significativi cambiamenti nell’organizzazione universitaria e
nella società. Questi fermenti durarono ancora qualche anno, vi furono anche scontri tra la sinistra (Movimento Studentesco, Lotta Continua, Potere Operaio) e la destra (MSI, Ordine Nuovo, Fuan). Queste proteste però non incisero minimamente sul potere politico del tempo saldamente tenuto dalla Democrazia Cristiana e dai suoi consociati nel governo della città. Passeranno ancora molti anni prima che la politica catanese cambi definitivamente rotta ma quella è un’altra storia.

 

 

Orazio D’Antoni

Orazio D’Antoni

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