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Cosa si sta facendo per l’inquinamento dei litorali ?

Cosa si sta facendo per l’inquinamento dei litorali ?
Cosa si sta facendo per l’inquinamento dei litorali ?

Il 13 luglio 2017, nel corso di una puntuale conferenza stampa, i responsabili di Legambiente hanno diffuso il comunicato che segue relativo ai risultati del monitoraggio effettuato nei giorni precedenti lungo i litorali dell’isola dall’ormai classica iniziativa di Goletta Verde.

Ancora, purtroppo, la triste riconferma delle conseguenze di una insopportabile disamministrazione della cosa pubblica che deve essere superata. Al più presto. Ma, in questi mesi, cosa è stato avviato ?

Si riporta, di seguito, la parte del Comunicato dell’associazione ambientalista che riguarda la sola sezione relativa alla depurazione e degli scarichi a mare anche perché oggetto -… al danno la beffa- di pesanti sanzioni inflitte dalla Commissione Europea in seguito a tali colpevoli ed autolesionistiche omissioni.

“Il deficit depurativo non è sicuramente una novità in Sicilia e la fotografia scattata da Goletta Verde ne mostra in pieno le criticità: lungo le coste siciliane i tecnici di Legambiente hanno monitorato venticinque punti e ben diciassette di questi presentavano cariche batteriche elevate. Nel mirino ci sono sempre canali, foci di fiumi e torrenti che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. Una situazione non più tollerabile che rischia di compromettere una delle maggiori risorse di questa regione.

“Anche quest’anno registriamo dati tutt’altro che positivi lungo le coste siciliane – spiega Serena Carpentieri, responsabile Campagne di Legambiente -. Anche se il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali è nostro dovere evidenziare per l’ennesima volta le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi di questa regione. Un problema, quello della cattiva depurazione che affligge purtroppo tantissime zone dell’Italia, visto che nel nostro Paese circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi. A pagare al solito sono i cittadini, perché questi ritardi nell’attuazione della direttiva comunitaria hanno portato già a multe salatissime”.

L’Italia, infatti, è soggetta a tre procedure di infrazione emanate dalla Commissione Europea nel 2004, nel 2009 e nel 2014; le prime due delle quali sono già sfociate in condanna. Per la procedura di infrazione 2004/2034 la sanzione prevista è di 62,7 milioni di euro una tantum a cui si aggiungono 347 mila euro per ogni giorno (61 milioni di euro a semestre) sino a che non saranno sanate le irregolarità. La Sicilia pesa moltissimo in queste procedure di infrazione. Solo considerando la procedura di infrazione del 2014, in questa regione sono coinvolti e sotto accusa ben 171 agglomerati (insieme di comuni con abitanti equivalenti maggiori di 2.000). I 171 agglomerati siciliani rappresentano il 19% di tutti gli agglomerati a livello nazionale coinvolti dalla procedura di infrazione (883 in totale). Gli agglomerati già condannati, invece, sono in totale 54 (un terzo degli agglomerati condannati sommando le due sentenze), tutti con un numero di abitanti equivalenti maggiore a 10.000 che scaricano acque non sufficientemente depurate in aree cosiddette “sensibili”.

“La sfida della depurazione doveva rappresentare una priorità per il rilancio ambientale ed economico di questa terra, ma tutti i governi regionali che si sono succeduti hanno evidentemente fallito, visto che non si è stato in grado neanche di spendere i soldi che erano disponibili – dichiara Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia -. Le segnalazioni che continuano ad arrivarci dai cittadini, molte delle quali non siamo riusciti a verificare direttamente ma abbiamo subito inoltrato alle autorità preposte, dimostrano che la situazione in tante aree dell’isola è diventata insostenibile, con scarichi che finiscono in mare e rischiano di compromettere ulteriormente la già difficile situazione in cui versa la nostra economia. Sulla sostenibilità ambientale, sulla qualità del mare e delle coste, si gioca una scommessa che la Sicilia deve assolutamente vincere se si vuole garantire un reale futuro ai nostri territori”.

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