Politica

E’ diritto di cronaca ?

Ho ascoltato l’accorato appello di Fiorello su ore e ore di trasmissione di programmi televisivi su fatti di cronaca nera o su vicende scabrose che riempiono i palinsesti di tutte le principali emittenti nazionali soprattutto nelle ore del mattino.
Ho potuto constatare, costretto forzatamente a casa per un lieve infortunio, quando sia vera questa riflessione.

I programmi dei rotocalchi del mattino e anche del pomeriggio di Rai, Mediaset, Sky e la 7 trattano di questi argomenti di cronaca nera con ospiti, esperti, più o meno tali e con conduttori che si attardano a disquisire su materie che dovrebbero essere esclusivamente di pertinenza di inquirenti, magistrati e tribunali.

Il dubbio che viene spontaneo è: la televisione non deve avere un ruolo educativo e formativo, direi didattico e culturale oltre che d’informazione corretta e imparziale, svago e intrattenimento?
Questa dovrebbe essere la televisione pubblica nel rispetto del canone pagato dai cittadini. Non dimentichiamo che sulle tv incombe la pubblicità il cui unico obiettivo è il profitto. Ovvio. L’audience la fa da padrone ed ha le sue regole. Questo fa saltare tutti i buoni propositi. L’interrogativo che ci poniamo: può la ricerca a tutti i costi dell’audience e la competizione con le altre televisioni per accaparrarsi fasce di ascoltatori, sovvertire le scelte editoriali e quindi i messaggi televisivi ? Quale messaggio viene dato? Sicuramente negativo. Un messaggio dove prevalgono modelli sbagliati, o nei casi più gravi il rischio di emulazione in soggetti psicologicamente fragili.
L’audience e la competizione con altre televisioni non puo’ snaturare i palinsesti a discapito di una buona televisione soprattutto del servizio pubblico.

Ogni mattina e pomeriggio nelle trasmissioni televisive si montano tribunali paralleli con ospiti, esperti, avvocati, periti che condannano o assolvono prima dei processi veri imputati o presunti colpevoli. Troviamo anche sacerdoti negli studi di queste trasmissioni, il più delle volte perduti in valutazioni azzardate o in palese difficoltà.

La scabrosità dei fatti di cronaca nera non puo’ essere preminente in un palinsesto televisivo, non può foraggiare la curiosità morbosa di casalinghe e sfaccendati, o peggio favorire magari atteggiamenti sbagliati di menti contorte o malate. Non è meglio il divieto di tale forma di “cronaca nera” e limitarla nei soli telegiornali ?

Orazio D’Antoni

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