Note di D'AntonI

Morti sul lavoro: una strage infinita

Nel 2023 in Italia più di mille vittime, senza contare chi è reclutato in nero. Il dolore del Papa e la denuncia del presidente della Cei cardinale Zuppi: «La sicurezza costa, ma la vita ha un valore incalcolabile»


Lo  ripetono  un   po’   tutti  dopo   la  tragedia:

«Basta morti sul lavoro».
Un ritornello quasi beffardo. Perché quella sui cantieri e nei luoghi di lavoro è una guerra che miete vittime ogni giorno.
Alcuni casi non arrivano neanche sui media, altri sono più eclatanti.

Come la strage di Firenze dove venerdì 16 febbraio nel cantiere dell’ex Panificio militare, in via Mariti, dove è in costruzione un supermercato della catena Esselunga, sono morte cinque persone nell’inferno di cemento e macerie.
L’inchiesta per omicidio plurimo colposo aperta dalla procura di Firenze deve fare luce su molti aspetti tra cui la dinamica esatta dell’incidente e l’impiego di manodopera irregolare nel controverso mare di lavori in subappalto dato che, secondo la relazione dell’azienda sanitaria (ultima comunicazione telematica lo scorso 8 febbraio), in quel cantiere lavoravano ben 61 ditte tra appalti e subappalti.
Quella esecutrice dei lavori è la Aep, Attività edilizie pavesi di Pieve del Cairo, in provincia di Pavia, che funge da capogruppo.
Poi ci sono alcune grosse aziende come Vangi specializzata nel rimuovere terra e materiali edilizi, la Toscopali fondazioni, la Rdb di Pescara, un colosso nel campo dei prefabbricati per grandi superfici di vendita (Conad, Ikea, Monge).

Le imprese più strutturate sono quasi tutte nel nord Italia. Ma nel documento figurano anche tante piccole ditte individuali, la maggior parte di titolari stranieri, attive nel settore dell’edilizia e dei restauri. E poi una lunga lista d’impiantisti.

Papa Francesco, in un telegramma a firma del Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin all’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori ha espresso «cordoglio» e «dolore» alle famiglie e alla città toscana e rilanciato il suo appello per «la sicurezza sui luoghi di lavoro».      E lo stesso Betori ha criticato «la linea legislativa liberalizzante dell’Europa che ha tolto ogni freno ai subappalti senza più nessuna capacità di regolarizzare questo sistema» di cantieri e opere: «Non è la liberalizzazione quello che dobbiamo inseguire, ma è la dignità delle persone che deve essere sempre assicurata».

Anche il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, è intervenuto: «La rabbia deve diventare lucidità per evitare ipocrisie o discorsi retorici di facile morale, bisogna trarre le conseguenze», ha detto, «uno dei problemi più grossi sono i controlli» e «i ribassi significano inventarsi di tutto» per ottenere l’appalto, rimarcando che «la sicurezza costa, ma la vita ha un valore che non può mai essere calcolato».

La ministra del Lavoro, Marina Calderone, in visita a Firenze, ha spiegato che «nel corso del 2024 il numero delle ispezioni in materia tecnica sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro aumenterà del 40% Certamente», ha affermato, «si può fare ancora di più: se c’è da incrementare il numero degli ispettori e quindi scorrere la graduatoria, lo chiederò al Consiglio dei Ministri».  Inquietanti i numeri.

L’Inail evidenzia che nel 2023 sono state 1.041 le denunce d’incidenti mortali sul posto di lavoro. Quasi tre morti al giorno anche se in calo rispetto al 2022 e agli anni precedenti fino al pre-Covid. Le vittime però aumentano a 1.466 se come riferimento prendiamo i dati dell’Osservatorio nazionale di Bologna che monitora tutti i morti sul lavoro in Italia, anche quelli in nero.

E, tra gli incidenti mortali, diminuiscono quelli in itinere, ovvero quelli avvenuti nel tragitto dalla casa al lavoro (scesi da 300 a 242), mentre aumentano quelli avvenuti sul posto, saliti da 790 a 799 casi. Il calo ha riguardato solamente l’Industria e servizi (da 936 a 884 decessi), l’Agricoltura è salita da 118 a 119.

Orazio D’Antoni

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