Nello Musumeci, Politica, U.D.C.

“Nella Strabuttanissima Sicilia Musumeci è uomo forte ed autonomo”

Pietrangelo Buttafuoco, Ph. Niccolò Caranti
Pietrangelo Buttafuoco, Ph. Niccolò Caranti

Pietrangelo Buttafuoco nel suo “Strabuttanissima Sicilia” traduce quell’amore fatale  per questa terra insalvabile in un altro j’accuse e affonda il colpo nella già lacera carne dell’isola più grande del mediterraneo. Esce per i tipi de “La Nave di Teseo” e, come era prevedibile, fa già rumore. Il precedente “Buttanissima Sicilia. Dall’autonomia a Crocetta, tutta una rovina” pubblicato nel luglio del 2014, è divenuta una pièce teatrale di grande successo.

“Strabuttanissima Sicilia” rimarca ancora quella connotazione non proprio positiva dell’isola di non essere una ragazza seria. 

Diventerà una ragazza seria solo se dichiarerà default, per ricominciare da zero. La Sicilia necessita di un lungo commissariamento, il più lungo possibile, che non tenga conto di passaggi elettorali. Questa terra non si salverà mai: non sarà un nuovo parlamento, né un nuovo presidente a salvarla. E’ necessario,  data la sua specificità e la situazione disastrosa del bilancio, adoperarsi per un commissariamento lungo.

Per le elezioni regionali in Sicilia il favorito è il catanese Musumeci…  

Nello Musumeci è un solitario, lui è forte di suo, non ha il pedigree del berlusconismo e allo stesso tempo non ha neppure quello di essere un’emanazione del leader di FdI Giorgia Meloni. Lui ha sempre giocato una partita autonoma.

Mafia e antimafia: noi siciliani sembriamo legati a doppia mandata a queste due facce di una stessa medaglia, nel bene o nel male ,alla fine non riusciamo mai a spiccare il volo.

Beh, diciamo che l’antimafia come professionalità è stata piegata alle esigenze della politica politicante Come il peggiore dei ricatti, quello di non concedere a nessuno la possibilità di critica, ‘ché altrimenti sarebbe stata nell’accusa più infamante, e cioè quella di essere mafiosi.

Sopra il re c’è il Vicerè, per questo in Sicilia non possono mai cambiare le cose?     

In Sicilia è sempre peggio, perché quel buco che ha lasciato Crocetta non consente possibilità di manovra a nessuno. Il presidente della Corte dei Conti ha impugnato il bilancio della regione siciliana, irresponsabilmente Matteo Renzi ha avallato la sopravvivenza del governo Crocetta sino alla scadenza della legislatura e purtroppo il successore non avendo la possibilità di riparare né coi soldi né col tempo. A giugno 2018, per forza di cose, dovrà arrendersi e arrivare al commissariamento obbligato.

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Le principali cariche istituzionali sono siciliane: Mattarella,  Grasso e Alfano, eppure la Sicilia rimane sempre subalterna.

La colpa è di tutti noi siciliani, dei singoli cittadini, non è certamente colpa della casta. Siamo noi che le permettiamo di rimanere tale proprio perché  non facciamo niente.

Pietrangelo Buttafuoco contrasta la campagna elettorale con una campagna lettorale…

E’ utile e di grande soddisfazione avere un libro al posto di un presidente da far eleggere, appoggiarsi alle librerie piuttosto che alle sezioni alimenta quel necessario carburante di cui ha bisogno lo spirito critico. Vede, la mia è una battaglia comune a quella di tanti artisti, autori, creativi, ragazzi che si sono mobilitati nella necessità più immediata, quella di far sì che ognuno possa veicolare il proprio pensiero nell’ambito dello spirito critico. Ogni orizzonte urbanistico che si privi di librerie, cinema e teatro è destinato alla miseria, innanzitutto sociale, economica e commerciale, ancor prima che culturale. E’ quella la vera avvisaglia che tutto sta per convolare al peggio. La Sicilia, patria di Andrea Camilleri, volano di un potente introito commerciale di cui beneficia la RAI ma anche tanti editori, si ritrova ad essere la regione  in cui si legge meno in assoluto. E’ inaudito che la Sicilia sia stata ridotta a questo rango di Cenerentola miserabile, su cui tutti si possono permettere di arrivare e sputacchiare come meglio si crede.

Mentre il referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto si è concluso con la vittoria del sì, in Sicilia l’autonomia firmata nel maggio ’46 è rimasta in gran parte carta straccia se non alibi.

Autonomia, secessione e indipendenza sono un privilegio dei popoli ricchi: certi sogni se li possono consentire il Quebec, la Lombardia, le Venezie, ma non certamente la nostra povera terra, dove lo statuto speciale è stato utilizzato per amplificare al massimo tutte le possibilità di corruzione, di degrado. Il sottosviluppo in cui ci ritroviamo costretti deriva molto da quell’autonomia, tanto è vero che le voci più importanti, dalla sanità alla gestione del patrimonio culturale e artistico all’agricoltura, sono il fanalino di coda  rispetto a quelli che dà l’intero assetto nazionale. Abbiamo un PIL regionale inferiore perfino a quello del ’47, quando alla fine della guerra c’erano le case bombardate e la popolazione era sfollata.

 

Intervista a cura di  pubblicata da Paola Carella su http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/

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